Tre buoni motivi per non candidarmi (e fare politica lo stesso)
Sento di dovere delle spiegazioni ai tanti che mi hanno chiesto in questi giorni perché non fossi nella lista dei candidati alla carica di parlamentare e che, sentendo che non mi candiderò neppure come consigliere regionale, rimangono decisamente sconcertati.
Proprio da questo sconcerto vorrei partire per indicare i motivi che mi trattengono dal candidarmi.
È vero, sarebbe stato naturale che alla fine (o quasi) dei miei due mandati da Sindaco e nel mio ruolo di Segretario Pd dell’area metropolitana milanese io mi candidassi per portare il mio contributo a livello regionale o nazionale. E chi mi conosce sa bene che non è certo la competizione elettorale ad avermi frenato (anzi …!). Allora cosa? In sintesi: 1) un legame paradossalmente debole con la politica; 2) l’attaccamento all’insegnamento e alla ricerca in Università; 3) la coerenza con gli impegni istituzionali che ho assunto.
Ho iniziato a fare politica a vent’anni in Consiglio Comunale a Cormano da indipendente nell’allora Pds. Mi sono iscritto dopo qualche anno, ma non ho mai fatto parte delle organizzazioni giovanili del partito; mi sono sempre occupato di temi e di progetti, anche quando mi è capitato di essere coinvolto come esperto sulle questioni della sicurezza urbana. E ho scelto di occuparmi del mio Comune, Cormano. È da quasi 9 anni che sono Sindaco, un’esperienza bellissima, e sento la responsabilità di arrivare fino in fondo. Non ho mai avuto incarichi di partito fino a 3 anni fa, quando per una serie di coincidenze fortuite (tra cui mi piace pensare la mia esperienza da Sindaco), mi è stato proposto di impegnarmi direttamente nel Partito Democratico come Segretario metropolitano per preparare la sfida delle elezioni milanesi del 2011; e, un po’ al buio, ho accettato.
Non è mia intenzione fare bilanci, ma solo evidenziare un dato di fatto: quand’ero ventenne, consigliere comunale e studente universitario, non vedevo il mio futuro in un’aula parlamentare o di consiglio regionale e non ho mai orientato la mia formazione in quella direzione. E, infatti, mi sono impegnato in altro, nella ricerca criminologica e nell’insegnamento accademico, e tutto ciò che ho fatto in politica è stato intenso, coinvolgente ma mai esclusivo. Per questo dico che il mio legame con la politica è paradossalmente debole: la mia biografia dice che il mio impegno politico ha potuto prendere e potrà in futuro prendere strade diverse da quelle usuali. Penso che la politica abbia bisogno di saperi e competenze, tanto quanto i saperi e le competenze hanno bisogno di dialogare con la polis per progredire. Senza fretta e senza rigidità precostituite, è bene che ciascuno percorra la propria strada.
Insomma, tante parole per dire che ho un lavoro in Università che mi piace moltissimo, mi sento addosso la responsabilità di essere Sindaco (per i mesi che mi separano dal “congedo” definitivo), e c’è da coordinare ancora in qualità di Segretario milanese una doppia campagna elettorale, in Italia e in Lombardia. Sono convinto che la mia strada non possa essere oggi quella di mettere da parte tutto questo per un seggio in Parlamento o in Consiglio regionale. Ma sono anche convinto che nel mio futuro ci saranno molte occasioni per proseguire il mio impegno civico senza rinunciare e, anzi, facendo tesoro di quelle competenze ed esperienze per cui ho lavorato sodo in tutti questi anni.
Roberto Cornelli