“I partiti personali sono il cancro della democrazia”. Questa è una delle frasi con cui Bersani ha aperto la campagna elettorale per le prossime politiche. E’ un dato di fatto che il simbolo del Partito Democratico sarà l’unico, tra quelli che s’ipotizzano essere i protagonisti delle prossime elezioni, a non avere il nome del proprio leader nell’effige del partito.
Per quanto riguarda gli altri schieramenti, il partito a conduzione familiare per eccellenza, il PDL, riporterà nel proprio simbolo la dicitura “Berlusconi Presidente”. E’ un atteggiamento abbastanza scontato da parte del Cavaliere, che ha fatto della personalizzazione politica uno dei suoi cavalli di battaglia, oltre che finanziare personalmente il Popolo delle Libertà, come fosse l’estensione politica delle sue aziende. La cosa curiosa è che il simbolo depositato per le elezione degli italiani all’esterno non riporti la scritta in questione. A pensar male, vengono ancora in mente le risate tra Merkel e Sarkozy; sarà per la mancanza di credibilità all’estero del precedente governo che Berlusconi ha deciso di non mettere il proprio nome nel simbolo per le elezioni all’estero?
Il partito che sostiene il PDL, la Lega Nord, ha addirittura raddoppiato. Dopo la scomparsa del nome Bossi (a causa degli scandali della famiglia del Senatur), al suo posto è comparsa la scritta del nuovo segretario, Maroni, più quella dell’ex ministro dell’economia Tremonti. Sarà segno che la Lega è a doppia conduzione? Non si sa; di sicuro questo è l’unico modo per entrare in Parlamento per Tremonti, dato l’allontanamento dal PDL e l’impossibilità di presentare una propria lista, che avrebbe avuto scarso successo.
Passando per il centro, tralasciando il simbolo Monti Presidente che non poteva essere pensato che così, il simbolo più curioso è quello dell’UDC. Poco tempo fa fu sostituito il nome Casini con ITALIA, a significare un cambio di rotta, la politica senza personalismi: mossa forse per conquistare il Quirinale. Salvo poi, sfumata quest’opportunità, ripresentare il simbolo con scritto bello grosso il nome del suo leader. Ma cosa ci si può aspettare dalla vecchia DC, se non scelte come queste? La terza gamba di questo schieramento è Futuro e Libertà, che ha nel suo simbolo la scritta FINI. Osservandolo si scopre che la dicitura Futuro e Libertà è più piccola della scritta FINI; questo forse perché il significato semantico di leader e di partito, in FLI, coincide perfettamente.
Per finire con il MoVimento 5 Stelle, la novità che sembra essere la vera rivelazione di queste politiche. Il logo del movimento non riporta solo il nome del suo leader, ma anche il suo sito web, veicolo politico e commerciale del comico e della Casaleggio S.r.l., azienda che gestisce il blog e gli spettacoli di Grillo. Conosco molto bene il M5S, e il fatto che nel logo sia ancora presente la dicitura beppegrillo.it è una delle cause (non la principale) per cui mi sono allontanato da questo movimento. Un movimento che predica la democrazia dal basso, partecipata, ma che fa fatica a staccarsi dal cordone ombelicale del proprio leader. Forse per mancanza di forze, o più probabilmente per opportunismo.
Tra questi simboli, dunque, l’unico che non avrà il nome del leader è quello del Partito Democratico.
Sono sicuro che questo sia un segnale forte da parte del segretario Bersani di apertura verso l’esterno, cercando di avvicinare al PD anche persone che come me non si trovano a proprio agio in un movimento politico dove viene deciso tutto da un padrone, da un capo popolo oppure da un leader.
Certo questo non risolve tutte le questioni che ruotano intorno alle strutture di partito, che secondo il mio parere vanno riviste, ma è un segnale forte, più volte rimarcato da Bersani, dell’idea di cultura politica che si muove dentro il Partito Democratico, oggi e speriamo anche in futuro.
Marco Pilotti
Le considerazioni fatte in questo articolo sono condivisibili, meno condivisibile è l’apologia del Partito Democratico. Vero è che nel simbolo del PD non c’è il nome di un leader, ma questo non significa che il partito non presenti contraddizioni e limiti. In primo luogo la presenza di troppe correnti che fino ad oggi non hanno consentito al Pd di rappresentare una vera forza progressista di stampo socialdemocratico (per intenderci alla Sarkozy). Il matrimonio forzato ed innaturale con i moderati (parola abusatissima ed insignificante) ex democristiani ha, di fatto, snaturato un partito che avrebbe dovuto mettere alla base della propria azione politica la difesa dei ceti medio bassi (invece ha appoggiato il golpe finanziario di Monti!), la difesa dei diritti civili (coppie di fatto e omosessuali sono ancora in attesa di ricevere sacrosante tutele che in paesi civili esistono da anni!), la laicità dello Stato (in Italia non si può neppure parlare di eutanasia e testamento biologico, altrimenti ai vostri amici moderati vengono le convulsioni… per non parlare degli insopportabili privilegi concessi alla Chiesa Cattolica ) e la regolamentazione dei conflitti di interesse che in Italia hanno generato danni e corruzione a tutti i livelli e che il PD e alleati, pur essendo stati al governo, non hanno neppure tentato di risolvere.
Il tutto per dire che, a mio parere, il problema non risiede solo nella struttura di partito. Il problema è che il PD si è tragicamente trasformato in una “democrazia cristiana rosa”. Una fusione mal riuscita tra Don Camillo e Peppone che non ci sta portando da nessuna parte e che neppure ci diverte.
Ciao Sara,
condivido la prima parte del tuo discorso. Il mio era un ragionamento semantico e di comunicazione. Anche se indubbiamente rimane un segnale forte dato da Bersani. (alle scorse elezioni il nome del leader era presente)
Alcune questioni interne al PD non si risolvono senza nome nel simbolo, ma con un confronto lungo con tutte le anime che lo compongono. Ma se non ci fossero diverse anime sarebbe un partito con un pensiero unico, e il pensiero unico spesso porta a strade buie.
Penso che su temi come quello delle coppie di fatto, la distinzioni possano esserci in qualunque movimento politico, non solo nel PD, da destra a sinistra, perché è un argomento trasversale e riguarda il modo di vivere e di pensare di ogni persona. E sfido qualunque forza politica ad avere un pensiero unitario sulla questione, a meno che non si allontani chi non la pensa come la maggioranza.
Le critiche ci stanno, non penso che il PD sia perfetto (anzi detto da me, sarebbe imbarazzante) come non penso che lo sia nessun’altra partito, nonostante qualcuno continui a sostenerlo e a pensarlo. Ma per opportunismo, perché è oggettivo che per definizione non esista nulla di perfetto, figuriamoci in politica!
Penso e spero per il futuro del PD che, a segnali piccoli come questo del nome, possano seguire fatti significativamente e di impatto più grandi. La questione del conflitto di interessi, sono d’accordo con te, è uno sbaglio non averla fatta.Se il PD vince le elezioni con una buona maggioranza, spero sia una delle prime leggi che farà.
Io parlo da ultimo arrivato, ma sono sicuro che ci sono molte persone che la pensano così.
Ciao Sara,
Se nel partito ci fosse un solo parere una sola idea , non potremmo pensare di rappresentare un intero Paese, perchè milioni di persone possono vederla in modo diverso.
E’ logico che ci saranno persone che non saranno contente di una cosa e chi di un altra , ma l’importante è che la linea di massima venga decisa tramite una scelta democratica magari come si fa in una famiglia ponderando le diverse motivazioni .
Ci sono Partiti dove l’unica voce che si sente è quella del padrone dove ad altri è vietato parlare perchè non sono capaci di farlo .
In altri Partiti invece l’ìdea è condivisa ad unanime , ma non rappresentano ne un Paese, ne una regione, restando così l’oppinione di pochi
Un buon padre è quello che lascia parlare tutti ed insieme alla sua famiglia prende la decisione giusta per tutti .. non credi ?
Buona giornata.
Naturalmente quando ho citato Sarkozy, intendevo dire Hollande….pardon.
Per quanto riguarda le vostre risposte, credo abbiate mal interpretato quello che cercavo di esprimere. Lungi da me auspicare l’esistenza di un pensiero unico. Per me le opinioni diverse rappresentano una ricchezza, un’occasione di crescita. Se un partito si vuole definire progressista deve avere un programma che davvero possa definirsi tale. Non avere chiarezza di intenti su molte questioni che in altri paesi sono a dir poco scontate (parlo di partiti definibili di sx), non rappresenta un indice di democrazia, ma di totale immobilismo!