Una sala consiliare piena come non la si vedeva da diverso tempo. E dire che di eventi in questi mesi ne sono stati tenuti parecchi al suo interno.
L’occasione è data dalla serata che l’Amministrazione comunale ha organizzato per la cittadinanza come approfondimento su uno strumento delicato quale quello del Testamento Biologico.
Delicato perché in realtà il tema su cui si regge l’intero Testamento Biologico è quello della cosa più preziosa che l’essere umano ha, la propria vita, questa volta vista da una prospettiva diversa: dovesse succedere che non sono più in grado di intendere e di volere, dovessi trovarmi in uno stato di incoscienza che mi impossibilita ad autonutrirmi, cosa vorrei che si facesse del mio corpo?
La riflessione è di per se molto difficile poiché decidere per noi stessi oggi di cosa ne sarà in un futuro (già di per se incerto) è una delle decisioni più difficili da prendere probabilmente. Certo, ognuno di noi è diverso, alcuni hanno le idee chiarissime, altri non sanno nemmeno di cosa si parli, altri ancora sono in balia di una confusione generata da un uso spesso improprio dei termini utilizzati.
Ecco che la serata del martedì appena passato voleva essere un momento di riflessione, informazione e formazione che potesse schiarire un po’ le idee ascoltando il parere di alcuni esperti che quotidianamente si trovano di fronte a situazioni di questo tipo.
Gli spunti di riflessione emersi con gli interventi dei relatori sono stati davvero tanti, il dott. Reichlin traccia ad esempio una visione dal punto vista del medico, sostenendo che nel passato le decisioni di questa natura prese da parte dei professionisti non sempre erano di natura prettamente tecnica o moralmente neutra contestualizzate in un’ottica di non informazione/preparazione del paziente: il medico prendeva una decisione con un approccio di tipo paternale, cioè come un padre che decide cosa sia meglio per il figlio.
Oggi con una maggiore diffusione delle informazioni ed e una cultura generale mediamente più elevata, è necessario che si instauri un dialogo più netto e sincero tra medico e paziente e che all’interno di questo dialogo si vadano a costruire le direttive che devono poi essere riportate nel Testamento Biologico (alcune delle indicazioni diverse dalla consuetudine possono essere ad esempio quella del paziente di entrare a far parte di un trial scientifico, o assumere delle medicine che son ancora di tipo strumentale…)
Il caso purtroppo ormai famoso di Eluana Englaro, e la difficile dimostrazione della volontà della ragazza, hanno dimostrato come l’incertezza sia il maggior nemico del fine vita. Il Testamento Biologico risponderebbe proprio a questa esigenza.
Il dott. Costanzo invece ci fa ragionare su un punto di vista diverso e per certi aspetti opposto, indicando come punto critico in uno strumento di questo tipo il grande lasso di tempo che c’è dal momento in cui con lucidità si decide, a quando poi questa decisione prende effetto; riporta anche alcuni dati statistici di un questionario che è stato sottoposto ai pazienti terminali a fine 2014 nella struttura in cui opera, dai quali emerge come nessuno ha espresso il desiderio di morire ma volontà molto più legate agli affetti come la famiglia, la casa o i valori.
Dal suo punto di vista questo strumento rischia col tempo di diventare un sentiero che conduce passo-passo verso una forma legalizzata di eutanasia, pratica ad oggi vietata nel nostro Paese ed interroga i presenti chiedendo se ad oggi esiste una configurazione diversa di fine della vita di una persona che non sia riconducibile all’omicidio o al suicidio. Come a dire, in quale delle due categorie inseriamo l’esito dell’applicazione delle volontà riportate nel Testamento?
Su una visione ancora diversa invece il collega di Costanzo e medico dott. Moroni, il quale traccia una linea che mette in luce l’importanza dell’uso delle cosiddette cure palliative: se queste fossero applicate in maniera organizzata e consapevole, permettono alle persone un passaggio nel momento conclusivo della vita molto più che dignitoso e protetto.
E’ chiaro come a livello temporale il momento chiave si presenta quando l’individuo non è più in grado di decidere per se stesso, per sopraggiunta mancanza di ragione dovuta a causa esterna: in quella situazione, ed in mancanza di direttive certe (vedi caso Englaro), lasciare il proprio corpo alla decisione di qualcun altro su cosa farne, configura una violazione della libertà personale.
Questo colloca, secondo la Prof.ssa De Monticelli, l’autodeterminazione (cioè il decidere cosa fare di se stessi) come un diritto civico, parole forti che sottolineano il collegamento col concetto di libertà personale.
Esiste già un decreto discusso in Senato che tratta proprio di questi argomenti, che, se volete, potete approfondire qui.
La sala consiliare si mantiene piena fino alla fine e la concentrazione, l’attenzione che i cittadini intervenuti mostrano, è quella dei momenti più importanti.
La serata si conclude, i visi sembrano soddisfatti, la sensazione è quella di aver trascorso delle ore utili, che ci hanno fatto sicuramente capire quanto importante sia la dignità umana in ogni momento della vita dell’individuo, che ci hanno proposto molteplici spunti di riflessione e che ci hanno mostrato come la cittadinanza sia sempre attenta ed interessata a contenuti che riguardano l’essere umano.